Morte di un influencer viaggiatore

Ogni epoca ha i suoi miti, negli anni ottanta molti giovani sognavano di fare i DJ, lavoro divertente, remunerativo, di prestigio. Adesso l’attenzione di molti, e non solo giovani, è quello di diventare influencer. Influencer vuol dire avere tanti amici sui social network in modo tale da comunicare le proprie idee alle grandi masse. Visto il periodo di crisi, il fatto che questo non porti alcun vantaggio economico, si allinea perfettamente con la tendenza globale. Lo abbiamo detto e ripetuto, anche nel caso dei VIP, i followers e le interazioni nulla c’entrano con la possibilità di “influenzare” le scelte altrui. Ma intanto ci si culla in questa illusione. Adesso che il DSM (Manuale Diagnostico e statistico dei disturbi mentali) in uscita nel 2013 declasserà il narcisismo da disturbo della personalità a uno dei tratti della personalità qualcuno si sentirà più sicuro, quasi giustificato nell’atteggiamento.

Eppure quando leggo persone mature, apparentemente sicure di se stesse, che postano con vezzo quotidianamente il loro klout non posso non ricordare queste parole di Arthur Miller che, in “Morte di un commesso viaggiatore”, tratteggiavano oltre 50 anni fa il mito scaduto del fascino che porta al successo (Film).

Guardala, la mia gioventù  […] È un Rotschild, quello? No. Eppure tre grandi Università se lo litigano! Perché, hai voglia a dire, Ben, quello che conta è l’ambiente in cui vivi, il modo come sorridi alla gente! Le relazioni, Ben, le relazioni! Altro che! Le ricchezze dell’Alaska passano sotto il portone del Waldorf Astoria! E lo spettacoloso, lo spettacoloso di questo paese è che per diventare il re dei diamanti basta piacere alla gente! Perciò oggi, quando scenderai in campo, sarà la tua grande prova! Perché migliaia di spettatori si mangeranno le mani per te, delireranno. Eh? Ben, quando farà il suo ingresso in un ufficio il suo nome sarà uno squillo di tromba! Quale porta gli resterà chiusa? Questa è la realtà, come l’ho vista io, coi miei occhi. Non è una realtà che si taglia come i tuoi boschi, ma c’è!