Teorie dei colori

La teoria dei colori

Johann  Wofgang von Goethe

Cenni biografici
Johann Wofgang nasce a Francoforte sul Meno nel 1749 da un consigliere imperiale.
Compie studi di diritto ed è appassionato di poesia, medicina, arti figurative e disegno. Pubblica una serie di libri di immediato successo: Prometeo (1773), I dolori del giovane Werther (1774), Le affinità elettive (1809). Pubblica anche due saggi: Winckelmann e il suo secolo (1805) e Teoria dei colori (1808). Muore a Weimar nel 1832.

La teoria dei colori

Introduzione

Il tentativo di ordinare e comporre le manifestazioni dei colori è stato effettuato soltanto due volte, la prima da Teofrasto, la seconda da Boyle. Al presente tentativo non si vorrà contestare il terzo posto.

Ora, per quanto in certa misura ciò possa suonare singolare, affermiamo che l’occhio non vede nessuna forma., in quanto sono solo chiaro, scuro e colore a stabilire insieme ciò che distingue un oggetto dall’altro e le parti di un oggetto dalle altre. […]

L’occhio deve la propria esistenza alla luce. La luce, da organi di supporto animali indifferenti, suscita un organo che diventi suo pari e così l’occhio si forma alla luce per la luce, affinché la luce interna incontri quella esterna. […]

In primo luogo noi consideriamo i colori nella misura in cui appartengono all’occhio e si fondano su un azione e reazione; poi consideriamo quelli che attirano la nostra attenzione su di se per il fatto che li osserviamo su mezzi incolori o tramite il loro ausili; da ultimi quelli che abbiamo potuto concepire come appartenenti agli oggetti. I primi li abbiamo chiamati colori fisiologici, i secondi fisici, i terzi chimici. I primi sono fugaci e non possono venire trattenuti, i secondi sono transitori, anche se in ogni caso possono venire trattenuti, gli ultimi possono venire trattenuti sino alla massima durata. […]

Colori fisiologici

I colori che giustamente abbiamo posto per primi perché appartengono, del tutto o n parte al soggetto e all’occhio, e che e che costituiscono la base dell’intera teoria e ci rivelano quell’armonia cromatica su cui si è tanto disputato, sino a ora sono stati considerati non essenziali ed occasionali, quali illusioni e deficienze.

Le loro manifestazioni sono note sin dai tempi antichissimi , ma siccome non si poteva dominare la loro incostanza, li si è banditi dal regno degli spettri dannosi e li si è in questo senso definiti addirittura in modo differente.

Vengonio dunque definiti colores adventicii da Boyle, immaginari e fantastici da Rizzetti, couleurs accidentelles da Buffon, colori apparenti da Scherffer; illusioni ottiche ed inganni visivi da molti, vitia fugitiva da Hamberger, ocular spectra da Darwin.

Noi li abbiamo chiamati fisiologici perché fanno parte dell’occhio sano, perché li consideriamo le necessarie premesse della visione, al cui al cui vivente interagire alludono se stessi e verso l’esterno.

Ad essi aggiungiamo subito i colori patologici che rendono possibile una più completa comprensione di quelli fisiologici , come ogni condizione abnorme rende possibile la comprensione di quella normale. […]

L’occhio […] esige una totalità e racchiude in se stesso il cerchio dei colori. […]

Quando nella totalità sono ancora osservabili gli elementi dai quali essa deriva, la chiamiamo a buon diritto armonia. E in seguito, quando avremmo compiuto tutte le osservazioni possibili e saremmo ritornati dal punto in cui siamo partiti, dovrà emergere che la teoria dell’armonia dei colori deriva da questi fenomeni che solo grazie  a queste caratteristiche il colore può venire adoperato per scopi estetici. […]

Colori patologici

[…] Parliamo qui in primo luogo di una circostanza molto singolare in cui vengono a trovarsi gli occhi di certe persone. […]

Colori fisici

Definiamo colori fisici quelli alla cui creazione occorrono determinati mezzi materiali che di per se però non hanno colore alcuno e sono in parte trasparenti, in parte torbidi e traslucidi oppure completamente opachi. […]

Colori chimici

Chiamiamo così quei colori che provochiamo su certi corpi, che fissiamo per un periodo più o meno lungo, che possiamo intensificare su di essi, sottrarre ad essi e trasmettere ad altri corpi, ai quali attribuiamo quindi una certa proprietà immanente. Solitamente sono contraddistinti dalla persistenza.

In considerazione di ciò,  un tempo i colori chimici venivano definiti con differenti espressioni. Venivano detti colores proprii, corporei, materiales, veri, permanentes, fixi. […]

Il colore si fissa sui corpi in modo più o meno duraturo, superficiale o penetrante.

Tutti corpi sono capaci di prendere un colore, o perché può venire provocato, aumentato, fissato per gradi o perché può venire almeno comunicato loro. […]

L’intensificazione dei colori si manifesta come una compressione dei colori in se stessi; una saturazione, un offuscamento dei colori. […]

Che tutti colori mescolati diano il bianco è un’assurdità che, già da un secolo, si è abituati a ripetere assieme ad altre con fiducia ed in contrasto con la testimonianza degli occhi.

I colori mescolati assieme conferiscono la loro oscurità alla miscela. Più i colori sono scuri più scuro risulterà il grigio che da ultimo si avvicinerà al nero.

Più i colori sono chiari, più chiaro risulterà il grigio che da ultimo si avvicinerà al bianco. […]