Quando i giornalisti parlano di fashion blogger

Proprio in questi giorni, mentre giornali e partiti di destra e sinistra sono uniti per difendere il diritto di diffamazione da parte dei giornalisti, ecco un altro incredibile caso. Il Corriere, a firma Michele Focarete (nella foto premiato da Letizia Gonzales, presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia) pubblica inspiegabilmente come seconda notizia di apertura una presunta storia di probabile sottrazione di abiti da parte di una dipendente che ha anche un blog. Una notizia senza valore giornalistico ma è troppo ghiotta per non avere un titolo eclatante “Fashion blogger rubava i capi dopo i servizi”.

Non si tratta di un caso acclarato ma della denuncia di parte (quella che può fare chiunque senza alcuna prova), fatta da un datore di lavoro. Una vicenda che va chiarita nelle sedi opportune e di certo senza emettere sentenze specialmente da parte di giornalisti.
Già questo dovrebbe indurre alla prudenza, e invece no. Si raccontano i fatti di una sola parte, si citano presunte giustificazioni al furto fatte dalla “blogger”senza fonti (chi le ha raccontate? Gli agenti di Polizia Locale violando il segreto istruttorio?) e poi si emette una sentenza senza appello.

Peccato che il 23 ottobre 2012 il Corriere avesse comunicato con grande enfasi l’applicazione del Fact Checking sulle notizie. Evidentemente in questo caso non solo non è stato fatto ma non sono state nemmeno rispettate le più elementari regole della corretta e veritiera informazione.

Come se non bastasse, forse per la poca dimestichezza con la rete, viene indicato il sito internet, la pagina Facebook e addirittura la foto di un’altra fashion blogger che nulla c’entra con la vicenda (grazie a Domitilla Ferrari per la segnalazione). Come si nota dalla foto era già 830 i rimbalzi della notizia su Facebook e 98 su Twitter. Che si vanno a sommare ai lettori del giornale on line. Poi la notizia passa su Twitter seguita dai commenti del lettore medio del Corriere.

Un amico avverte la blogger che il suo sito è in prima pagina del Corriere:

Lei si accorge della cosa e risponde accoratamente

Oltre ai soliti commentatori forcaioli che ogni giornale on line ha di serie, qualcuno avverte il giornale del madornale errore:

Come se nulla fosse, dopo le segnalazioni da parte dei lettori, senza scusarsi, senza specificare l’errore, senza evidenziare lo scambio di persona il giornalista Michele Focarete aggiorna l’articolo prima alle ore 17:57 e poi alle 18:21.
Vengono cambiate di soppiatto la foto e i link alle pagine.

Piovono segnalazioni anche nella pagina Facebook del Corriere.

Alle 18:35, sempre senza segnalare l’errore, l’articolo viene ulteriormente cambiato togliendo la gallery fotografica che si riferiva alla blogger sbagliata.

Bene, questo è il giornalismo che dovremmo difendere, quello che infama, giudica e condanna senza appello?

Ho scritto un messaggio su Twitter al Direttore De Bortoli. Vediamo se risponde.

UPDATE – 19:00

Come se non bastasse il Corriere rimuove il commento delle 18:09 (vedi sopra) evidentemente non in linea con il silenzio sulla vicenda che il giornale vuol far passare.

UPDATE – 19:32

Vengono aggiunte delle foto, presumibilmente della “fashion blogger” giusta. ma chi può dirlo?

Intanto la blogger che nulla c’entra nella questione pubblica questo post per rassicurare i propri lettori (grazie a Nunzia Cillo per la segnalazione).

UPDATE 22:48

Dopo oltre 6 ore dalla pubblicazione e dopo dozzine di segnalazioni alla redazione del Corriere, dopo i tweet ripetuti al Direttore De Bortoli, non lo stesso autore Michele Focarete ma una anonima “Redazione online” corregge il tiro sulla vicenda e pubblica la rettifica ma non lo fa nell’articolo principale ma in un altro articolo nella cronaca di Milano. Nell’articolo l’anonimo estensore, ma evidentemente al corrente dei fatti fin dalla prima ora, precisa che “Man mano che si chiarivano meglio i particolari della vicenda, gli errori venivano via via corretti (e non nascosti, come è stato ipotizzato in rete)“.
Non c’è stata alcuna “evoluzione” della notizia, nulla da chiarire, solo un clamoroso errore di persona che un semplicissimo controllo con Google avrebbe evitato.
Se si corregge un articolo è opportuno indicarlo subito nell’articolo stesso e non intervenire dopo ore di distanza. Ma il buon giornalismo abita altrove.

Peccato che il post originale sia stato nel frattempo visto da migliaia di persone e condiviso. La rettifica invece dopo due ore dalla pubblicazione ha solo 4 condivisioni in Facebook e 5 Twitter.
Restano inoltre tutte le perplessità sulla pubblicazione con grandissima evidenza (era la seconda notizia in apertura) che ha un valore sociale e giornalistico assolutamente irrilevante, evidentemente le notizie vere languivano.

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