Non bastavano gli sciacalli?

Si può fare disinformazione sull’AIDS con un romanzo? Si. È il caso del libro Confessione di Kanae Minato da cui è stato pure tratto un film candidato agli Oscar. Ebbene. Quello che ne esce, dopo anni in cui tutta la comunità scientifica, gli operatori sociali e le organizzazioni non governative hanno spiegato in tutti i modi che l’AIDS non si trasmette se non in determinate condizioni, arriva questo genio della medicina e racconta che si può infettare iniettando del sangue in un cartone del latte. La storia è questa:

L’insegnante Yuko Moriguchi annuncia le proprie dimissioni e rivela che sua figlia Manami è stata uccisa da due compagni di classe che lei chiama “studente A” e “studente B”, e per vendicarsi ha iniettato il sangue di suo marito, malato di AIDS, nei cartoni del latte dai quali i due studenti hanno bevuto. Studente A continua a frequentare la scuola, ma il suo compagno invece inizia a sviluppare dei disturbi mentali.

Il virus dura pochi minuti fuori dall’organismo umano e se mescolato a un liquido ancora meno.

Tutto il lavoro per non ghettizzare i sieropositivi spazzato via da un media forte (libro + film) che racconta esattamente il contrario.

Bastava una semplice ricerca anche su Wikipedia per accorgersene:

Dagli inizi dell’epidemia, sono state individuate principalmente tre vie di trasmissioni dell’HIV, tutte riguardanti la penetrazione diretta di sangue o altre secrezioni infette nel circolo ematico di un soggetto sano. HIV è un virus a bassa contagiosità, che per trasmettersi ha bisogno di un’elevata concentrazione di particelle virali vitali. Tale condizione si realizza pressoché esclusivamente nel sangue e nelle secrezioni genitali, in particolare lo sperma; in misura minore, ma comunque sufficiente, nelle secrezioni vaginali.

Ma nessuno se ne è accorto? Proprio nessuno?