Hashtag Jameson. Facciamo chiarezza

Non è la prima volta che una famiglia sceglie dei nomi desueti per i figli. Qualche volta lo fanno per marcare le proprie passioni, aspirazioni, perché sono fans di qualcuno. Altre volte per puro spirito di esibizionismo. Di certo il presunto nome “Hashtag Jameson” ha fatto il giro del mondo in poche ore. Ma è vero? È andata proprio così?
Proviamo a ricostruire l’intera storia magari aggiornandola quando ci saranno maggiori elementi. La notizia è rimbalzata nelle testate di tutto il mondo ed è uno dei trend su Twitter e su Google. I messaggi indignati dei lettori sono il sentimento più comune. E non sono mancate pagine su Facebook dedicate all’avvenimento.

Il testo, più o meno è su questo tono:

La notizia del giorno in Rete è che una coppia ha chiamato la figlia Hashtag, in onore al social network preferito di casa, Twitter. Il lieto annuncio è stato ovviamente fatto al mondo proprio con un tweet, in cui si dice che la piccola Hashtag Jameson sta bene e pesa 3 chili e 600 grammi. Al momento non si sa di più su questa strana famiglia di fanatici del microblogging”.

E già qui il primo errore ma lo scopriremo solo più tardi. Così non roviniamo la sorpresa.

Questa è una buona occasione per provare ad usare le tecniche di fact checking ovvero della ricerca delle fonti, abitudine poco frequente nel giornalismo italiano.

Iniziamo intanto a cercare su Google Trends “Hashtag Jameson” in modo da capire da quanto circola la notizia e quando ha trovato la sua diffusione. Non è un metodo infallibile perché sotto ad un certo numero di interazioni Google non segnala il trend.


In questo caso il grafico ci dice che c’è stato un flusso di ricerca in tutto il mondo così suddiviso:

  • 27.11.12 pari a 15%
  • 28.11.12 pari a 100% (punta massima)
  • 29.11.12 pari a 65%

Il fenomeno della ricerca è apparentemente in discesa ma non è da esserne sicuri.

È molto probabile, con l’esperienza di precedenti casi, che ci sia un ritorno di interesse nel weekend dove si collegano alla rete, e a Facebook in particolare, un numero di persone non solo maggiore ma che effettuano meno collegamenti, che hanno meno confidenza con i processi di formazione delle notizie, spesso anche con minore capacità critica (compresi i bimbiminkia) e che sono quindi più propensi ad uno sharing stupito e innocente. Questa è una tipica notizia che affascina questo tipo di utente occasionale.

A questo punto, visto che si parla di Twitter, cerchiamo il primo dei tweet che ha dato la notizia, la probabile fonte. È un’occasione anche per imparare uno dei tanti operatori di ricerca di Twitter. Se mettiamo una parola (se sono di più vanno i doppi apici) seguita da “until:aaaa-mm-gg” possiamo filtrare solo i tweet che contengono la parola entro quella data.

Nel nostro caso la stringa sarà quindi:  “Hashtag Jameson” until:2012-11-26

Ovvero basterà scrivere come URL: https://twitter.com/search/realtime?q=%E2%80%9CHashtag+Jameson%E2%80%9D+until%3A2012-11-27

In questo modo scopriamo che, apparentemente, il primo tweet a darne la notizia è stato questo (postato alle 3:11 PM – 26 Nov 12) ed è stato scritto da una fashion blogger o perlomeno da una appassionata di moda.

Il testo che accompagna la foto è questo:

Hashtag Jameson was born at 10 oclock last nite. She weys 8pounds and i luv her so much!!!!!

Si vede chiaramente che l’immagine è un ritaglio di un post di Facebook e non di Twitter. Quindi sembrerebbe che la prima notizia non sia stata data su Twitter ma su Facebook.

Inoltre il messaggio è stato retweetato solo due volte e questo rende poco probabile una viralità così forte. Evidentemente lo slancio lo ha dato qualche giornale che partiva proprio dalla pagina Facebook.

L’HuffingtonPost ha dato risalto alla notizia, tra l’altro con una serie di scontatissime battute, e ha citato awkwardmessages.com come fonte. Non si tratta di un giornale o di un aggregatore di notizie ma un luogo dove vengono semplicemente raccolte le cose più strane pubblicate in rete. E lo spiegano bene proprio loro:

So many jaw-dropping messages are sent and received each day, that it only made sense to put them all in one place. Whether they are text messages, Facebook posts, Yahoo Answers questions, or whatever else — these messages will make you either laugh, or want to punch your screen.

Questo è il post che ha raccolto l’immagine e rilanciata.

È da notare che l’immagine che gira in rete è sempre la stessa e la riconosciamo da come sono stati pecettati i nomi degli autori dei post.

L’immagine però ci fornisce un’ulteriore informazione. Analizzando infatti i dati EXIF si scopre che l’immagine è stata rielaborata con PhotoShop CS4 su Macintosh e questo è poco rilevante per noi ma sappiamo adesso che è stato fatto alle ore 14:50 del 26.11.2012.

Ovvero una ventina di minuti prima del post su twitter. Ma quello su Twitter non è stato copiato da AwkwardMessages perché non appare il logo in basso a destra. Quindi esiste una fonte comune che li anticipa.

La ricerca su Facebook è infruttuosa perché si tratta probabilmente di profili chiusi.

Ho elaborato il nome cancellato con un vecchio software di analisi delle immagini che avevo scritto e provando pattern diversi è arrivato a definire che il nome cancellato potrebbe essere quello indicato nell’immagine.

CONCLUSIONI

  1. Non è detto che l’autore del messaggio sia la madre della neonata della foto. Migliorando l’immagine sgranata dell’icona sembrano molto giovani. Potrebbe essere il fratello o la sorella che l’hanno scritto
  2. Non è detto che quello che è scritto sia vero.
  3. È molto probabile che si tratti di uno scherzo, di una presa in giro o semplicemente di un gioco. Come ce ne sono migliaia al giorno in rete.

Nota bene. Non ho coperto il viso del neonato per due motivi. Il primo è che l’immagine è di fatto pubblica in quanto riprodotta decine di migliaia di volte, il secondo è che pecettare le immagini dei minori serve per non farli riconoscere a distanza di anni. I neonati non hanno le caratteristiche somatiche perenni quindi è del tutto superfluo farlo. Non saranno in nessun caso riconoscibili.