Il Politometro

Sono sincero: Grillo non mi esalta. Lo ricordo la prima volta che si presentò in televisione dicendo: “Mi chiamo Grillo” e giù risate. Non mi esalta quando prende le cantonate scientifiche non mi esalta quando parla di democrazia diretta: un’utopia che non si è mai realizzata in nessun paese e chi è attento al nostro saprà che da noi è matematicamente impossibile. Ci sono troppe rendite di posizione e oltre il 40% della popolazione attiva non produce reddito reale. Detto questo riporto la proposta del politometro perché è il sogno di molti italiani.

Uno strumento che valuti la differenza tra ricchezza posseduta dai politici e dai funzionari pubblici dall’atto della loro nomina nell’arco degli ultimi vent’anni. Non è difficile realizzare un’applicazione che faccia la differenza tra patrimonio attuale (P2), patrimonio iniziale (P1) più il reddito ufficialmente percepito nel periodo (C). Quindi il risultato, che chiameremo Z, sarà dato da Z = P2 – (P1 + C). Se Z sarà superiore a 0, escludendo partite straordinarie come eredità o vincite al Superenalotto, la differenza dovrà essere restituita alle casse dello Stato con l’aggravio fiscale del 60%. Il politometro potrebbe essere applicato dalla prossima legislatura.

Un’altra utopia? Certo non passerà mai in Parlamento anche perché il denaro del malaffare viene investito in immobili intestati a parenti, prestanome, amanti, società anonime in paradisi fiscali ecc. Però sarebbe un bel segnale.