Twitter e la guerra dei VIP

È ormai un fenomeno diffuso. Dare la caccia ai VIP rispondendo, in maniera talvolta ironica in altre volgare, ai personaggi conosciuti del mondo dello spettacolo o della politica che sono su Twitter. Un caso che ha creato fenomeni come Pinuccio e tanti altri. Diciamocela tutta. I VIP su Twitter fanno sempre tantissimi followers indipendentemente dal fatto che siano o meno presenti, che raccontino cose interessanti o immense stupidità. Alla gente piace avere come “amico” uno importante, poter leggere di prima mano cosa fa, dove mangia, poter avere qualche scatto rubato di vita privata. Voyeurismo digitale allo stato puro.

Spesso i followers si hanno non tanto perché interessa cosa dice il personaggio ma per riderne sulla goffaggine comunicativa, sulle assurdità.

Chi non segue con il sorriso sulle labbra Red Ronnie che crede che i terremoti siano in relazione con i Maya?

Lo spettacolo sta passando dalla televisione alla rete e i VIP hanno dovuto catapultarsi su questo nuovo media per non perdere la visibilità, la partecipazione.

Per non esserne tagliati fuori. Basta vedere con quale zelo si rivolgono ai produttori cinematografici o televisivi, come ne ritwittino ogni cazzata. La paura di essere dimenticati è l’incubo di ogni VIP.

Il fattore che li accomuna è l’incapacità quasi totale di capire che si tratta di uno strumento bidirezionale in cui il pubblico partecipa alla realizzazione della conversazione, esprimendo giudizi immediati, denunciando con severità le ambiguità o le posizioni.

Un Ezio Greggio, abituato da 35 anni ad essere protagonista della televisione generalista e mediocre, supporta in televisione le sue pietose battute con le risate registrate e con un manipolo di scalmanati in studio comandati a bacchetta. Battute che necessitano, dato il pubblico, di essere scandite e di essere sottolineate con delle foto (quando nomina Fini deve mettere la foto perché una parte dei suo telespettatori non ricollegherebbe immediatamente il nome con la faccia) possono avere ancora il loro misero successo in televisione. Ma le stesse sono improponibili in rete dove la creazione ironica collettiva (vedi Spinoza) è molto più sottile, colta, con citazioni non banali. La risata pecoreccia prospera anche in rete ma è emarginata.

Ebbene questi VIP sono a disagio nella rete, basti osservare il povero Massimo Boldi anche lui mattatore oltre 30 anni fa di un media che non esiste più, inseguire gli insulti, le battute sagaci che spesso nemmeno capisce.

Si comportano come una pletora di pugili suonati in attesa che il colpo fatale faccia partire il conto alla rovescia per uscire dal ring.