Questo non è giornalismo

È di questi giorni la notizia che anche in Italia, come è successo in altri paesi europei, gli editori di giornali stiano cercando di imbrigliare il servizio Google News non tanto e non soltanto per il presunto danno indiretto causato dallo sharing dei preview delle notizia, ma sostanzialmente come occasione per riempire le casse vuote dei giornali sempre più a corto di idee. È indubbio che verso un potere tanto forte, quello dei giornali, non saranno pochi i giudici che presenteranno il conto al colosso di Montain View. Nel 2007, a pochi giorni dalla morte, il lucidissimo Franco Carlini, giornalista di altro spessore rispetto a quelli che hanno preso il suo posto, scriveva proprio di Google News e degli aggregatori di notizie. Prima o poi scriverò un pezzo su Franco. Per il momento rileggiamo le sue parole pubblicate sulla sua creatura: Chips & Salsa.

Questo non è giornalismo. Lo sostiene un editoriale del Los Angeles Times, in polemica con l’ultima iniziativa di Google. Il popolare motore di ricerca ha annunciato che presto tutte le notizie che compaiono su Google News (http://news.google.com) saranno commentabili dai lettori. Oggi questa forma di aggregazione di news crea una sorta di giornale automatico, pescando i titoli e i relativi link da migliaia di fonti online. Ma presto chi legge potrà dire la sua, in questo modo arricchendo dal basso questa specie di «testata» anomala. Google News è solo indirettamente una forma di giornalismo, dato che a monte ci sono dei giornali veri, di carta o di rete, non importa, e dei giornalisti veri. Ma l’impacchettamento è automatico, realizzato da qualche segreto algoritmo, che genera un prodotto un po’ strano, di solito persino troppo ovvio e senz’anima  Ma non è questa la critica avanzata dal giornale di Los Angeles; l’editoriale sostiene che aprire la strada alle osservazioni dei lettori, singoli o organizzati, significa implicitamente ammettere che le notizie fornite sono incomplete e non adeguate (anche se derivano da migliaia di fonti, le più diverse), mentre il «buon giornalismo» consiste invece nel saper porre le domande giuste invece che limitarsi ad aggregare le news altrui, pur se aprendo il forum a qualsivoglia commento. Per questa strada, suggerisce il quotidiano, si rischia di avere molti commenti fuori tema, spazzatura, divagazioni, come del resto succede in moltissimi luoghi della rete aperti al pubblico. Il rischio c’è, e chiunque frequenti i forum dei grandi quotidiani italiani, avrà notato che essi spesso rigurgitano di espressioni del pensiero fazioso, dove la passione partigiana spinge più a schierarsi (e a insultare i nemici) che ad argomentare. È senza dubbio un limite costitutivo di questa forma di partecipazione, che peraltro può essere limitato da una gestione redazionale insieme attenta e propositiva: il ruolo dei moderatori intelligenti dei forum non sta tanto nel censurare, quanto nel coordinare, variamente interloquire senza prevaricare. Perché allora tanto nervosismo?
Franco Carlini, 24 agosto 2007