Sfigati? Si, forse ma tu di certo sei…

Egregio Sottosegretario Michel Martone apprendo dalla stampa, e pertanto non ho idea di cosa sia stato estrapolato dalle sue parole, da quale contesto, o se risponde a verità che Lei abbia affermato che “dobbiamo dire ai nostri giovani che se non sei ancora laureato a 28 anni sei uno sfigato”.
Ebbene io sono d’accordo con Lei. Sono d’accordo che prima si termina l’università e prima si entra nel mondo del lavoro. Sono d’accordo sul fatto che abbiamo gli studenti più “anziani” d’Europa. Ma il mio accordo termina qua. Lei lo sa perché da noi si tarda a laurearsi?
Trovo disgustoso che Lei abbia apostrofato come “sfigati” quelli che tardano nella laurea. Questo lo trovo inaccettabile e mi piace ricordarLe che anche quegli “sfigati” in questo momento Le stanno pagando lo stipendio, l’auto blu, la scorta, il soggiorno nei migliori hotel, il viaggio in aereo in prima classe, gli spostamenti, e perfino i giornali che legge.
Questo non Le deve impedire di esprimersi ma, ricordandole che nessuno di noi l’ha eletta, magari sarebbe opportuno fare una cosa prima di parlare: pensare. Immagino che non Le sia servito per fare carriera ma pensare aiuta. Aiuta ad evitare di parlare come uno sciocco, come un ignorante.

Non voglio entrare nella polemica sui secchioni, non voglio nemmeno indagare se Lei è un esempio di meritocrazia, se la sua nomina a ordinario a soli 29 anni che tanto sbandiera, sia avvenuta perché Lei è un genio o se magari ha usato qualche scivolo, qualche aiutino, qualche innocua presentazione a chi conta. Non voglio nemmeno immaginare che possa esserci qualche relazione tra la sua nomina e il fatto che Suo padre Antonio frequentasse quella che chiamiamo P3. Sarà un caso.

Mi rendo però conto che la Suaesperienza, vissuta accanto a uomini potenti e spesso ambigui l’ha tenuta distante dal paese reale.
Io dalla mia esperienza ormai ventennale di insegnamento le dico che Lei di studenti universitari non ne capisce un bel nulla. Semplicemente non li conosce. Non li vuole conoscere.

Non si accorge che dietro ad ogni studente c’è una storia, talvolta felice, ma molto più spesso complessa, talvolta drammatica.
Non si chiede perché gli studenti si laureino tardi. Forse Lei penserà che non hanno voglia di studiare, che cazzeggino, che perdano tempo davanti alla TV.
Si, talvolta succede ma dalla mia esperienza Le dico che quando uno studente non si laurea in tempo lo fa perché ad esempio LAVORA. Ha presente di cosa sto parlando? Cioè alzarsi presto alla mattina sapendo che quello che fai ti servirà per il pranzo e la cena. Non tutti hanno avuto la Sua fortuna di essere mantenuti duranti gli studi.
I miei studenti lavorano, magari fanno le cameriere in pizzeria fino alle due di notte, magari fanno le commesse part-time, magari fanno gli allenatori sportivi. Non perché vogliano arricchirsi ma per mantenersi in un mondo dell’università dove i servizi sociali sono azzerati, dove i ricoveri per gli studenti sono inesistenti, dove chi doveva procurare dei validi servizi  a supporto di tutti (e intendo di tutti) ha sperperato il denaro pubblico in speculazioni immobiliari o incarichi ad amici e parenti.

Non è facile demagogia egregio Sottosegretario Michel Martone, è un dato di fatto.
Siamo tutti stanchi che ciarlatani, amanti di presidenti, circensi e ballerine vengano a dirci cosa si deve fare all’università. E dopo i bamboccioni tirati in ballo da Tommaso Padoa Schioppa (che Dio lo abbia in gloria) adesso tocca a Lei. Padoa Schioppa si chiedeva come mai i giovani non uscissero di casa presto e li definì “bamboccioni”. Qualcuno gli suggerì che non tutti avevano un padre come lui che aveva regalato ai figli appena diciottenni (magari per problemi di tasse?) lussuosi appartamenti nel centro di  Roma con cameriera, spese condominiali pagate e carta di credito sempre disponibile.
Tutto questo mi dice ancora una volta che siete (quel siete si riferisci a quelli come Lei e sa benissimo di chi parlo) fuori dal mondo reale. Che vivete davvero in un universo parallelo fatto di privilegi che stentate a credere gli altri non abbiano.
Sa cosa le dico? La invito a venire nella mia università a incontrare i giovani a dire loro in faccia quello che ha sussurrato. Non è una minaccia, sarebbe solo un utile confronto tanto per farle capire che uno che diventa ordinario a 29 anni può benissimo essere definito ignorante.