Comunicare l’Hybrid Design

Come sarà il tuo futuro?
Come immagini il tuo futuro?
Intendo lavorativo ma non solo. Il futuro che ti aspetta tra 5, 10,20 anni.
Come lo immagini?

{Quando lo hai immaginato continua la lettura. Meglio ancora se lo scrivi, se lo appunti.}

Qualsiasi cosa tu stia pensando dovrà confrontarsi con un tema nuovo ed invasivo: l’aumento della la complessità.

L’aumento delle relazioni interpersonali, l’internazionalizzazione dei mercati, la crescita demografica, le gradi migrazioni che devono ancora iniziare dalle parti svantaggiate del mondo verso climi più miti e condizioni sociali migliori, porteranno ad una sola grande certezza: l’aumento della COMPLESSITÀ.

Mai, nella storia dell’uomo, la velocità con la quale si sono imposte una serie di trasformazioni ha influito e influirà in maniera così determinante nella vita delle singole persone.

Fanno quasi sorridere l’estetica della velocità nel Futurismo come contrapposizione, nel furore contro la tradizione, al passato lento e sempre uguale. Ai futuristi bastava un motore per poter sognare di cambiare il mondo. Bastava l’idea che la velocità potesse cancellare le vecchie ideologie definite “passatiste”.

Noi adesso ci troviamo già in nuovo mondo.

Non sono questa volta gli artisti a proporre questa nuova idea di società ma sono le industrie, i grandi, pochissimi colossi del digitale: Google, Apple, Microsoft, Facebook ma anche Foxconn, Alibaba, Baidu).

Già dai nomi si capisce come la “farfalla“ abbia le ali dispiegate nei “vecchi” Stati Uniti d’America e nell’estremo oriente, in Cina.

L’Europa è la grande esclusa.

Questa mappa mondiale rifatta, risponde con assoluta perfezione a quello che è stato lo sviluppo industriale ed economico degli ultimi 40 anni: una spartizione in due sole regioni.

L’estremo oriente è diventata la fabbrica del mondo grazie ai costi di produzione e disponibilità di manodopera nel completo disinteresse verso le forme di rispetto della dignità di chi lavora e dell’ambiente. Ma ha influito anche la disponibilità a bassissimi costi di energia elettrica anche se a scapito dell’impatto sull’ambiente.

Ma nessuno ha posto il “problema morale” di queste scelte. Non solo nessuno se lo è posto ma molti lo hanno cavalcato, anche in Europa, anche in Italia delocalizzando selvaggiamente le poche risorse produttive che ancora c’erano. La mancanza di lavoro è anche una conseguenza di queste scelte scellerate e fatte senza la presenza di un sistema paese consapevole. Non solo, ma a più riprese si è finanziata la delocalizzazione, ovvero si sono pagati dei soldi perché le aziende andassero a produrre all’estero senza alcun sistema di salvaguardia dei lavoratori.

Questo ha contribuito ad una complessità ancora comunque intellegibile in parte, se non governabile, almeno conoscibile.

Ma abbiamo davanti, anzi è già tra noi, una nuova ulteriore rivoluzione che avrà una accelerazione senza precedenti: macchine che imparano, che acquisiscono competenze umane e lo una volta addestrate compiono i lavori meglio dell’uomo.

Si parla di learning machine, macchine che imparano da sole grazie alla forza di calcolo, alla presenza di nuovi algoritmi e alla capacità di copiare quello che fa l’uomo con la forza di migliaia di anni di vita/uomo.

Macchine che imparano mestieri semplici come scrivere una lettera commerciale, ma anche più complessi con bot che scrivono articoli per i giornali, che conversano nei customer care, che analizzano dati sanitari e propongono prognosi. Non le propongono, le definiscono ed è e sarà sempre più difficile capire con quale logica operano.

I lavori impiegatizi a basso valore umano aggiunto come nelle banche, nelle assicurazioni, nella contabilità nella gestione della logistica e delle merci sono destinate ad essere sostituiti da efficiente e ridicolamente economici computer.

Questo porterà il livello di complessità nelle relazioni commerciali ed umane a livelli mai visti prima.

Ricordami, come immagini il tuo futuro?

lo immagini “semplicemente complesso”. Non credo tu abbia la possibilità di immaginare, come nessuno di noi l’ha, uno scenario che non si è mai avuto prima, saremo tutti al primo giorno di scuola, saremo tutti resettati verso il basso da queste tecnologie e vana è la speranza di poterle almeno manovrare perché sono e saranno sempre più in mano a poche imprese, a poche persone.

Se il tuo lavoro sarà la comunicazione, il marketing, il design, il prodotto artistico, tutte facce di una unica matrice: la creatività forse puoi fare qualcosa.

Non esisterebbe nessuna di queste discipline senza la creatività.

I processi creativi sono stati da tanto tempo studiati, valutati, addirittura industrializzati.

Adesso però il processo creativo richiede di giocare allo stesso livello, se non superiore, di complessità in un mondo che cambia.

Questo vuol dire che la costruzione del percorso creativo richiede la concorrenza di diverse discipline, molto distanti in un modello ontologico.

Imparare cose da mondi lontani. La musica e l’economia, la psicologia con la grafia, la tecnologia con la medicina, l’antropologia con il disegno, la sociologia con la programmazione.

Pensi siano cose tutte diverse? Troppo lontane?

Non sono state citate a caso: sono tutte all’interno del tuo smartphone, del tuo smartwatch. Le hai in tasca queste discipline e tu trovi l’utilità nell’usare questi strumenti, tu e i miliardi di persone che lo considerano la riforma primaria, proprio grazie a questo: l’unione di discipline lontane.

Un ibrido dunque tra aspetti progettuali e artistici lontani.

Non devi imparare tutto ma devi conoscere cosa ogni disciplina può apportare all’insieme.

Saper trovare le informazioni, non impararle a memoria.
Chiedersi cosa ogni elemento rappresenta nella costruzione più ampia.

Si chiama curiosità ed il desiderio di sapere qualcosa. Abbiamo seppellito la curiosità come una attitudine negativa l’abbiamo relegata ad un passato inglorioso in cui le società erano fatte di omertà e obbedienza.
La curiosità è il modo per capire come interagire nell’ambiente che ci circonda.

Comunicare è diventato un diritto fondamentale, inalienabile.

Ibridare vuol dire uscire dalla sfera della propria disciplina e mettere insieme conoscenze diverse, solo apparentemente lontane o inutili.

Siamo davanti ad un cambiamento radicale della società possiamo scegliere due strade.
Subirlo o costruire un nostro percorso.

Spetta a noi decidere se vivere o lasciarci vivere.

Questo testo è alla base della relazione “Comunicare l’Hybrid Design” in occasione di Creactivity 2017 – Ricerca e innovazione nel design “HybriDesign” Museo Piaggio – Pontedera.